Triathlon
Nuoto, bicicletta, corsa, passione per gli sport di resistenza: aggiungiamo che ad Acqui esiste da sempre una nutrita schiera di triathleti e che molti di loro sono miei amici, e si capirà che era inevitabile che mi lasciassi tentare da questa meravigliosa disciplina. Ho esordito nel triathlon olimpico di Viareggio nel 2001. Dopo due anni di gare ho ceduto al fascino dell’Ironman, una gara che prevede 3,8 km di nuoto, 180 km di bicicletta e 42,195 km di corsa. Ho esordito a Francoforte e da allora ho portato a termine 10 Ironman (su 11 tentati).
Il 5 luglio 2009 durante l’Ironman di Germania sono andato a sbattere contro un cartello stradale. Ho fatto un gran volo ma fortunatamente non mi sono rotto quasi nulla (un paio di costole, ma mi considero fortunato). Quaranta giorni dopo riuscivo a portare a termine il durissimo e leggendario Embrunman, triathlon su distanza ironman che si tiene a Embrun, in Francia. Sicuramente è il risultato di cui sono più fiero, anche per le condizioni in cui mi sono trovato ad affrontarlo. Dopo quella prima volta sono tornato a Embrun in altre due edizioni.
La passione per il triathlon occupa una discreta parte della mia vita e nonostante il lavoro riesco ad allenarmi quasi tutti i giorni. Dopo tutti questi anni di triathlon amo sempre di più la bicicletta e la corsa, ma ho imparato anche ad amare il nuoto, soprattutto in acque libere. Ho anche imparato ad apprezzare le gare sulle distanze corte del triathlon, come sprint e olimpico.
Una delle mie frasi preferite riguardo al triathlon e in particolare alla distanza ironman è: “if you have to ask why, you will never understand” (“se hai bisogno di chiedere il perché, non capirai mai”). E poi mi piace tantissimo il fatto che l’Ironman è forse l’unica gara al mondo in cui il pubblico accoglie con lo stesso entusiasmo il vincitore come l’ultimo arrivato.
Assistere all’arrivo dell’ultimo concorrente a notte fonda, salutato con fuochi d’artificio, grida e applausi scroscianti, è un’emozione alla quale cerco di non rinunciare anche se solitamente al termine di un ironman sono stanco morto. A Embrun ho provato l’emozione di essere uno degli ultimi a tagliare il traguardo (dietro di me tre finisher e quasi 200 concorrenti ritirati o fuori tempo massimo). Mi hanno accolto con applausi e una pizza appena sfornata. Ero così stanco che non ricordo neppure cosa ho detto a chi mi ha intervistato.
Ma l’emozione che ho provato non la dimenticherò mai.